IT / EN     DAL 1932    LA NATURA    FOTOGRAFIE

I vecchi santostefanesi raccontano che, quando un giovane del paese partiva per imbarcarsi su una nave o per emigrare, lo portavano in barca sino alla Calagrande per riempirsi gli occhi e la memoria di bellezza

LA STORIA

Arturo Osio

Arturo Osio 1890-1968

ARTURO OSIO

Marguerite Yourcenar sulle orme del bassorilievo di Antinoo ha occasione di incontrare a Roma Arturo Osio restituendo nelle note biografiche del celebre romanzo storico “Memoirs of Hadrian” un illustre ritratto del personaggio:

The preceding paragraph appeared for the first time six years ago; meanwhile this bar-relief was acquired by a Roman banker, Arturo Osio, a whimsical man who probably would have stirred the imagination of Stendhal or of Balzac. Signor Osio has lavished upon this fair object the same solicitous attention that he gives to the animals on his property at the edge of Rome, where they run free in their natural state, and to the trees which he has planted by the thousand on his shore estate at Orbetello. A rare virtue, this last, for Stendhal was writing as early as 1828, “The Italians loathe trees” and what would he say today when real estate speculators, trying to pack more and more colossal apartment houses into Rome, are circumventing the city’s laws to protect its handsome umbrella pines? Their method is simply to kill the trees by injections of hot water. A rare luxury, too, though one which many a man of wealth could enjoy, is this landowner’s animation of woods and fields with creatures at full liberty, and that not for the pleasure of hunting them down, but for reconstituting a veritable Eden. The love for statues of classical antiquity, those great peaceful objects which seem so solid and yet are so easily destroyed, is an uncommon taste among private collectors in these agitated times, cut o from both past and future. The new possessor of the basrelief of Antonianos, acting on the advice of experts, has just had it cleaned by a specialist whose light, slow rubbing by hand has removed the rust and moisture stains from the marble and restored its soft glea, like that of alabaster or of ivory.

Marguerite Yourcenar – Memoirs of Hadrian
Edizioni Farrar Straus Giroux, New York (1954)

La casa bianca 1935 circa

LA CASA BIANCA (1935)

Ricordi di Bernardino Osio

edizioni Centro Di, 2011

Era il 1932 quando Arturo Osio, andando spesso a caccia all’Isola del Giglio, all’Albarese, alla Trappola dagli amici Ponticelli, vedesse dalla barca la nostra verde cala, se ne entusiasmasse e, appreso che una piccola parte di essa era in vendita, la comprò.

ARTURO OSIO NEL MARE DI CALAGRANDE (1930)

RICORDI

Doveva essere l’estate del 1938 quando per la prima volta andai a Calagrande assieme ai fratelli, accompagnato da zia Elisa. Ricordo vagamente una sosta a Roma in casa di zio Arturo in via Molise, ricordo il trenino a vapore e a scartamento ridotto che da Orbetello arrivava a Porto Santo Stefano e poi la barca a motore che ci portò a Calagrande, pilotata dall’espertissimo uomo di mare Olivo Lubrano detto il Turco. Non esisteva ancora la strada panoramica e quando il mare era in burrasca si arrivava via terra a dorso di somaro. A noi, figli della nebbiosa Milano, sembrava di sbarcare in paradiso. Fiori e profumi nuovi, frutti con sapori più intensi, sole, luce, caldo e un mare di cristallo pieno di pesci, che era tutto per noi, unici felici abitanti di Calagrande.

LE AMICIZIE

Quasi ogni sabato, nel pomeriggio, arrivava da Roma zio Arturo, sempre accompagnato da amici divertenti, artisti, scrittori, pittori: Leo Longanesi, Amerigo Bartoli, Mino Maccari, il pittore Carlo Socrate, il pittore Achille Funi, Aldo Carpi, Franco Marinotti, Marco Ramperti, Bino Sanminiatelli, Curzio Malaparte, Luigi Barzini senior e junior, il poeta milanese Luigi Medici, Silvio d’Amico, compagno di trincea nella Grande Guerra, e tanti altri che non ricordo.

Nel suo saggio “Il senso delle rovine” del 1961, Mario Praz così descrive una colazione a Calagrande in casa di Arturo Osio:
 
Sedevamo sotto un pergolato nell’ora meridiana ma lì non era il godimento maggiore, sebbene ci servissero uno squisito pesce di proporzioni inusitate. Il godimento maggiore era il luogo, il folto giardino declive sul mare, d’agrumeti, di vigne, di olivi e di cipressi, che occupava tutta l’insenatura i cui confini eran pure quelli della tenuta, sicché altre case non si vedevano se non, discrete tra gli alberi, le due – la rossa e la bianca – del proprietario di quel piccolo paradiso mediterraneo, e null’altro disturbava la vista se non forse su un promontorio la scacchiera d’un semaforo, unica nota che richiamasse il mondo moderno (ma anche i semafori non appartengono ormai al passato?).
Siccome il proprietario era un innamorato dell’antichità, intorno a noi c’erano frammenti di bianche statue (ma qui non calava sopra la mensa una provocante lampada di tipo pompeiano che era fatta scendere in certi conviti nella villa di città di quel cultore dell’antico), e siccome i nostri discorsi vertevano su cose d’ogni tempo, a un certo punto mi dissi che, in fondo, i poco meno che duemila anni che ci separavano dall’epoca dell’Impero Romano non costituivano una così grande distanza se in quell’ora e in quel luogo, con pochi mutamenti d’abiti e di lingua, ci si sarebbe potuti immaginare sudditi dei cesari, dei cesari buoni o dei cattivi, di Marco Aurelio, di Settimio Severo, di
Caracalla, di Eliogabalo.

Mario Praz – Il senso delle rovine

CALAGRANDE VISTA DAL MARE (CIRCA 1935)

PORTO SANTO STEFANO

LA GUERRA

Nell’estate del 1945 i bombardamenti, che distrussero interamente Porto Santo Stefano a causa dei depositi di carburante per i sommergibili, non colpirono la nostra cala, salvo qualche bomba caduta nelle vigne, peraltro senza esplodere. Ma Calagrande fu invasa daglil sfollati venuti dal paese: a Casa Rossa c’erano la banca e le scuole. Allo chalet le numerose famiglie di Olivo Lubrano.

Poche settimane prima della liberazione di Roma, zio Arturo, approfittando dell’auto di qualche amico che andava a Nord, riuscì, fra un bombardamento e l’altro, a venire a Calagrande per dare un’occhiata a quanto stava accadendo. Tornò subito a Roma approfittando di un camion, noleggiato a carissimo prezzo da Giannalisa Feltrinelli che fuggiva a Roma assieme al marito Luigi Barzini junior e le tre figlie, essendo diventato Porto Santo Stefano il luogo più bombardato d’Italia, dopo Cassino: partirono nel cuore della notte a fari spenti, ma vennero sorpresi a Civitavecchia da un furioso bombardamento e si nascosero tra i materassi e sotto il camion.

PIANO DI TUTELA

Finita la guerra, negli anni ‘50 la febbre edilizia arrivò in Argentario, quando fu scoperto dai romani. Fu in quegli anni che Arturo Osio, preoccupato per un imminente probabile assalto della speculazione edilizia, promosse con l’architetto Porcinai la stesura del primo piano paesaggistico dell’Argentario e fece inserire tutta la Calagrande fra le aree di rispetto assoluto.

VEDUTA DI CALAGRANDE (1930)

HORTULI HOSIANI

Zio Arturo intanto continuava a venire per il fine settimana, sempre accompagnato da amici interessanti e divertenti: ricordo i registi Mario Soldati e Roberto Rossellini, il direttore del Louvre Germain Bazin, Giovanni Urbani, Enzo Storoni, la scrittrice Marguerite Yourcenar, Flora Volpini, Paolo Monelli, Ercole Patti, Palma Bucarelli, il pittore Cesetti, Guido Carli, Mario Praz, lo scultore Mimmo Spadini, il libraio Rossetti. Non mancarono personaggi dello spettacolo: ricordo Clara Calamai e Ingrid Bergman, Walter Chiari, Edmond Purdom e Linda Christian. Né i Reali: quelli del Belgio, Paola e Alberto e l’imperatrice di Persia Soraya.

ARTURO OSIO NEL MARE DI CALAGRANDE (1930)